sabato 3 novembre 2012

Il tempo della vita

 Anche se non vedi il tempo che stai vivendo lui lascia dei segni alle tue spalle.kabyr

sabato 7 febbraio 2009

Ho dimenticato il sapore dell'aria




Ho dimenticato il sapore dell'aria fatta di ossigeno e d'azoto, perché respiro soltanto quella di ossigeno ed elio; indosso una muta soffice e spessa, innervata di resistenze elettriche, indispensabile per resistere al freddo terribile che penetra nelle vene e nelle ossa quando respiro elio. D'altra parte, non potrei assolutamente farcela, con l'aria di tutti i giorni: l'azoto mi in stupirebbe, mi sentirei come un astemio che avesse avuto l'idea balorda di scolarsi un litro di vino fuori pasto; e l'ossigeno, presente nella percentuale del 21%, mi ucciderebbe alla prima boccata; è un gas da trattare con la massima attenzione, l'ossigeno: è assolutamente indispensabile alla vita, ma inalato puro già alla pressione di 1,7 atmosfere comincia a diventare tossico; se viene a contatto con un grasso si trasforma istantaneamente in un esplosivo potentissimo. L'aria prefabbricata, 98% di elio e 2% di ossigeno, una percentuale più che sufficiente alla profondità di 200 metri, dove lavoro, mi giunge attraverso un erogatore sostanzialmente uguale a quello usato dai sub della domenica. Io non sono più un sub. Io sono un alto fondista. La mandata dell'erogatore è regolabile dall'esterno, a volte un getto d'aria può essere necessario per disappaiare il cristallo. La miscela respiratoria mi giunge attraverso una lunga manichetta, come quella che univa alla navicella orbitante i primi cosmonauti che si avventurarono nel vuoto assoluto.Opero in un ambiente che è l'esatto opposto di quello interplanetario: il cosmonauta esce nell'outerspace chiuso ermeticamente nello scafandro che lo protegge dalla mancanza di pressione atmosferica: se lo scafandro si rompesse, l'uomo esploderebbe. L'altofondista esce nell 'innerspace servendosi delle straordinarie peculiarità del suo corpo di animale terrestre, in comprimibile perché costituito chimicamente in gran parte della medesima acqua che lo avvolge, e sfruttando l'enorme pressione per ottenere dall'erogatore miscela respiratoria alla identica pressione ambiente. Io sono un acquanauta, prodotto della tecnica di conquista degli abissi marini, come il cosmonauta è il prodotto della tecnica per la conquista dello spazio. Sofisticati sistemi di analisi e di controllo mi permettono di portare a termine i compiti che mi sono stati affidati con un notevole margine di sicurezza. Un sistema di condizionamento della micro-atmosfera iperbarica, elaborato dal dipartimento ingegneristico della società che mi paga per scendere in fondo al mare, garantisce l'essenziale purezza dell'atmosfera artificiale nella campana pressurizzata e il livello ideale di temperatura, l'umidità, la sterilizzazione dell'aria prefabbricata dalla quale esce, ricevendone altra attraverso il cordone ombelicale. Alle mie spalle c'è una organizzazione formidabile e meticolosa: camere di superficie con sistema di accoppiamento, campana, sistema di sollevamento principale ed ausiliario, sistema zavorra-guida con tensione costante, maneggio degli ombelicali in tensione costante, sistema di riscaldamento a fondo, cabina di controllo gas, pannello centralizzato dei servizi oleodinamici e pannello di controllo elettronico per i servizi telefonici, televisivi, di traduzione della voce in elio. Già, anche questo: perché parlando in un ambiente con atmosfera a base di elio la voce si altera, diventa nasale e intelligibile per il cosiddetto "effetto paperino", che è esilarante a udirsi ma che deve essere assolutamente evitato per ovvie ragioni di sicurezza: bisogna essere in grado, in ogni momento di capire che cosa sta dicendo l'acquanauta in immersione o in campana pressurizzata.kabyr

giovedì 3 luglio 2008

Come al di là dell'atmosfera



Ogni volta che approdo al di sotto degli ultimi raggi di luce, mi si rovescia addosso, come un acquazzone, le similitudini. Nel compilare questo resoconto ho deliberatamente respinto le frotte di (come se) che mi prendevano d'assalto. Più nuova è la situazione, e più imperioso si fa il bisogno di comparativi. Il solo eterno, il solo degno che non posso escludere dalla mia mente, è che l'unico posto paragonabile a queste meravigliose regioni infere è, certo, lo spazio nudo,di là dell'atmosfera, tra le stelle, dove il sole non ha presa sui pulviscoli dell'aria planetaria, dove il buio, i fulgidi pianeti, le comete, i soli e le stelle devono effettivamente costituire un mondo strettamente affine a quello che appare agli occhi dell'attonito essere umano a 380 metri sotto le acque dell'oceano.
kabyr

L'uomo e il mare


Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; L'accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli Vi combattete senza pietà né rimorsi, Talmente amate la carneficina e la morte, O eterni rivali, o fratelli implacabili! "Charles Baudelaire"

sabato 23 febbraio 2008

La danza delle mantas


In marzo, quando nel Mar Rosso meridionale non spira un alito di vento, e il mare è liscio e sconfinato, può accadere d'assistere alla danza delle manta, un rito della vita che annuncia la vittoria della riproduzione e della moltiplicazione animale in una sua naturale eppure fantastica coreografia.A pochi è stato dato di assistervi; accadde un giorno di primavera mentre nel cielo qualche nuvola saliva all'orizzonte, verso lo zenit , e il sole calando lentamente, la infiammava.Su una piccola barca che galleggiava a qualche centinaio di metri dalla riva di una delle isole Dahalak, risalivamo dopo che avevamo concluso le consuete ricerche dei fondali sommersi di questa zona.Stavamo sistemando I materiali, Franco s'apprestava a mettere in moto il fuoribordo e intanto il mio sguardo scrutava attorno sulle onde, per vedere (è mia abitudine) se qualcosa di particolare apparisse in mare. Sì... si vede qualcosa...Che cos'è laggiù quella specie di risucchio? che cosa, che ogni tanto solleva la piatta superficie del mare?Il motorino si mette in moto lacerando il silenzio: la prua dell barca si drizza verso il punto dove questo strano fenomeno attira l'attenzione.Quando a raggiungerlo mancano poche centinaia di metri e la punta dell' isola è ben lontana, il fenomeno cessa improvvisamente.Si è fatta tanta strada per nulla? forse si trattava solo del solito branco di sardine assalite da tonni e da squali, che con movimenti convulsi cercavano di sfuggire a quelle fauci fameliche spostando masse d' acqua che ribollivano alla superficie; o forse...Di colpo il pelo dell'acqua è squarciato da un corpo enorme che balza fuori rumorosamente, schizzando acqua in ogni direzione.Il motorino tace, la barca si ferma, mentre gli occhi vedono una schiena lucida e nera come l'inchiostro di China spuntare dal mare verticale, sormontata da corna molli attorcigliate. Una Manta!.Il grido parte simultaneo dalla bocca dei miei colleghi in piedi sulla barca mentre s' afferrano ai bordi per non cadere in mare, giacche lo spostamento d' acqua creato dall'improvvisa fuoriuscita del bestione imprime un forte rollio all'imbacazione.E' proprio una manta, e che manta! Una Manta gigante! Uscita all'improvviso e perpendicolare dal mare, per quasi metà della sua lunghezza si rovescia all' indietro scoprendo il ventre alla cui estremità superiore s'apre la bocca. Un tonfo terribile e ricade in mezzo alla schiuma; si vede per un istante sventolando la lunga coda poi scompare.La massa del suo corpo enorme s' intravede ora sott'acqua,sempre rovesciata, biancastra. Ora punta verso il fondo. Confrontando la sua larghezza con quella della barca si può calcolare che abbia non meno di sei metri d'apertura alare. Uno degli esemplari più grandi che si conoscano.Prima ancora che ci si possa chiedere a cosa attribuire il bizzarro fenomeno, ne avvengono altri che assorbono completamente l'attenzione.La manta s' è inabissata e sembra che su questo piccolo lembo del Mar Rosso sia tornata la pace, quando ecco poche decine di metri più in la, ripetersi lo strano spettacolo. Questa è una manta più piccola: il corpo piatto e nerastro esce dall'acqua per tre quarti e vi ripiomba dentro con un tonfo scoprendo il ventre. Una capriola, una sorta di tuffo alla rovescia fatto anziché dal cielo verso il mare, dal mare verso il cielo.Ormai si sta facendo buio, il rosso del sole tinge le nuvole, le onde, i volti e l' isola lontana va diventando violetto ed illumina fantasticamene la danza dei diavoli del Mar Rosso, la danza delle manta.Una più piccola, una più grande; una vicinissima.. una lontana, magari due contemporaneamente, le manta escono con un balzo dal mare, si rovesciano sul ventre in un ritmo sempre più veloce. Gli occhi non sanno da parte posarsi, dalle labbra escono frasi concitate di meraviglia o di ammonizione. Bisogna provvedere affinché la barca non si rovesci.Adesso è proprio al centro della sarabanda e i mostri marini pesano diverse tonnellate ciascuno. Posizione pericolosa e instabile; tuttavia l'unica da dove sia possibile rendersi conto di quel che accade. Sembra che un punto particolare del Mar Rosso una decina di manta abbiano deciso di riunirsi comportandosi nel modo più bizzarro...Dalla barca s' intravede tutto il movimento delle manta, compreso ciò che avviene sott' acqua. Immagino un giro della morte compiuto da un pilota acrobata. La manta, nel suo cielo d'acqua fa la stessa cosa: parte dalla sua posizione normale il corpo parallelo al fondo, pancia in basso, schiena verso l'alto; poi risale impennandosi, in una ripida cabrata verso la superficie. Sale, sale, sino a che, trovandosi in posizione perfettamente verticale, sbuca sulla superficie. In virtù della spinta dal basso, esce dall'acqua per quasi tutta la sua lunghezza, si rovescia e ricade all'indietro. E così pancia all'aria e muso basso, ripiomba verso I fondo. Mezz' ora, sin quasi a buio, dura lo spettacolo e solo negli ultimi minuti si riesce a penetrare un significato possibile. Ad un tratto il mare comincia ad essere percorso alla superficie da lunghe teorie di manta molto più piccole (mezzo metro, un metro al massimo) che marciano in gruppetti di cinque o sei. Mentre le più grosse proseguono con lenta maestosità instancabilmente, il già descritto movimento, accanto alla barca, in ogni direzione piccole manta frenetiche, sbattendo le piccole ali alla superficie, corrono lasciandosi alle spalle una lunga scia di schiuma. Passano veloci, tra la barca e il filo lontano che taglia ormai in due il disco del sole mentre le sagome nere degli esemplari giganti, che balzano contro il cielo, paiano -controluce- ombre di assurdi pipistrelli svolazzanti sulle onde... La barca è sbattuta senza governo, nessuno pensa ai remi o al timone; tutti fissano il mare, le grandi bestie e le file delle piccole. Degli occhi sbarrati cercando di vincere il segreto che lega il mare, le grandi manta e le piccole. Un'idea si fa strada, gli occhi ora si guardano per convincersi di un'incredibile realtà: le piccole manta sono neonati di manta, la barca è al centro di una misteriosa cerimonia, di una tumultuosa riunione di essere spinti da una misteriosa legge del gran mare, a riunirsi in quel punto, una sera di marzo, per mettere alla luce i loro figli...Le grandi manta aiutano il proprio corpo a partorire eseguendo fantastiche evoluzioni.Gli occhi tornano al mare, quasi a chiedere una conferma. In quell' istante l'ultimo spicchio viola del sole è inghiottito alle spalle dell'isola, nello stesso istante la danza cessa, s' ode solo qualche sciacquio; tutto tace e si placa. Qualche stella sbuca violenta e sulla costa di Dura-Ch'Ella si accende il fuoco; la barca è immobile sull'acqua nera. Nessuno parla per molti minuti, cercando di imprimersi bene in mente le immagini incredibili di quanto ha visto. Al largo s' intravedono le luci delle grandi navi che passano, sotto il pelo oscuro del mare di sempre la vita è ancora la stessa, immemorabile, nei suoi segreti, nei suoi ritmi, nella forza.L' elica del piccolo battello si mette in moto; fruscia disegnando una riga fosforescente e la barca ronzando parte verso la costa, portando con sé il segreto di un mistero del mare che alcuni uomini hanno rubato stasera.kabyr